By, Martine Franck |
Storie che di tuo te ne andresti in giro saltellando, non
proprio volando, ma con piccoli balzelli sì, sempre e comunque.
Che toccare
troppo terra serve il giusto, ma che di base è tra le nuvole, sia quelle
bianche e soffici, sia quelle nere e tempestose, la tua sede naturale. Che ti
metteresti a distribuire sorrisi, a regalare fiori a ogni viandante, a scaldare,
con mani calde, ogni passante.
Ma poi la vita ti presenta conti con valute che neppure
pensavi esistessero, con cambi nei quali vieni sempre, e rigorosamente, in
qualche modo fottuto.
E te ne stai lì, a medicare ferite nuove ogni giorno, a
sistemare un pezzo di armatura per evitare di essere colpito ancora.
E scopri che le armi si affilano, che la tolleranza evapora
come birra lasciata in disparte sul bancone, che lo specchio ti restituisce un
volto teso, sempre meno uso ai sorrisi.
E quindi arriva il vero dunque, il momento della scelta.
Cedere, anche solo per un istante, a quel sentire comporterebbe
nuove rughe sul viso che col tempo diverrebbero solchi.
Cedere, anche per qualche attimo, vorrebbe dire far
rallentare il cuore, chiedere all’anima di volare un po’ più in basso.
E più in basso c’è il sommerso delle speranze tradite, dei
sogni lasciati tali, c’è l’abisso dell’insoddisfazione che divora ogni briciolo
di bellezza.
Più in basso c’è il buio.
Il segreto per sfuggirne è tanto arbitrario quanto la ricetta della felicità.
Ma la pietra filosofale resta un oggetto di difficile reperibilità e la sola rotta possibile per la "Città della Luce" è quella di pensare di essere luce a propria volta, ogni istante, ogni momento, affinché anche solo la ricerca sia già il tutto.
EtienneKuntz
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