martedì 26 settembre 2017

Il paradosso dell’ignoranza

By Gianni Berengo Gardin

Io sento la fatica di tutte le generazioni che mi hanno preceduto.

Mi pervade la rabbia congenita di tutti i capi chinati di fronte a signori immeritatamente blasonati.
Per le privazioni, le vessazioni, le violente sottomissioni.
Le angherie perpetrate, ripetute, reiterate.

Verso tutte le genti dalle menti silenti, ottenebrate dall’analfabetismo, da preghiere a memoria imparate, da dettami mai capiti e solo mestamente subiti.
Di chi ha patito senza poter muovere un dito, per il fatto che non pensava si potesse anche solo semplicemente pensare di poterlo fare.

Ma l’ira funesta, che non ha bisogno di scomodare il Pelìde per essere espressa, risiede tutta in questo tempo, dove la conoscenza non è un portento, dove non occorre nessun viatico divino, non bisogna sperare in un fulgido destino per accedere al sapere.

Ed è qui che accade il paradosso
, che a sfregarsi la testa fino all’osso, ancora non si trova spiegazione per una simile aberrazione.

Il paradosso dell’ignoranza che vede i molti, se non addirittura i troppi, evitare con tenacia una qualsiasi ricerca, studio o analisi che sia, che porti a una benché minima maggiore conoscenza.

E il miglioramento personale, neanche ad azzardare culturale, se non quando – ed è quasi blasfemia dire – sociale, non è un traguardo a cui arrivare o una vetta ambita da scalare, bensì una seccatura che con molta dovizia occorre evitare.

Ma forse ho solo molto da fare a essere matto, di solito non bado a quello che dicono.

EtienneKuntz

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