By, Doisneau |
L’ultima
rivelazione, che se fosse anche la prima, delle ultime, niente comunque
importerebbe, è godersi l’assenza.
Non il vuoto cosmico, non la mancanza di stimoli o idee, non la vacuità di pensieri ed avventure ma la vera assenza, di sovrastrutture e proiezioni, di richieste e pretese, di traguardi ed attese.
Una serafica assenza di quel turbinio vorticante, di quei pensieri inafferrabili che aggrovigliano lo stomaco, rimbombano nelle notti di occhi sgranati e lenzuola stanche e accaldate.
Godersi la vera assenza e chiedere, umilmente, al Nulla di essere il proprio maestro.