By, Luigi Vegini |
E poi ti ritrovi a parlare sempre delle
cose che perdi, nell'assoluta incapacità, divenuta ormai pratica
rodata, di dare il benché minimo valore a quanto, anche solo per il
frangente di un istante, pare poter appartenere.
Un presente eternamente insoddisfatto,
troppo preso dal guardare con trasognante malinconia al passato o con
un altrettanto futile slancio idealizzante al futuro.
In quel adesso dove anche il tempo per
le promesse non mantenute sembra essere finito.
E gli occhi, addomesticati da una
penombra crepuscolare dove gli inganni si offuscano, non trovano modo
di riconoscere la luce e, quasi, iniziano a provare un fastidio
antico, quello rivolto al ricordo della felicità che per lunghe
stagioni non speravi più di poter avere.