mercoledì 1 aprile 2020

Il rischio di deludere è più forte della possibilità di stupire

By Di Natale


Non sapere crea la paura di ciò che non si conosce.
Ed è una paura capace, antica e mendace
che nel profondo trova rifugio
e dall'abisso nel quale giace,
urla sentenze e inventa distanze
crea diffidenze e diseguaglianze,
tutte accomunate dal rancore che vergogna non sa provare e trova invece legittimo il suo fare.

E’ l’onta, tipica e trasversale, che si sente in diritto di reiterare, chi non ha capito niente e proprio per questo contesta indistintamente.

E’ la pratica meschina di chi non sa portare a conclusioni e per questo non può far altro che mettere in scena contraddizioni.

E’ il tratto diffuso in chi, anche se dalla fortuna è baciato dal talento non è compensato e così anziché coltivare un senso comune più alto nelle le genti inocula nelle menti germi violenti.

Non è possibile alcun miglioramento sociale se si pensa solo al benessere individuale.


EtienneKuntz

giovedì 3 gennaio 2019

Il vero nemico della cultura è la noia

By Di Natale
Il vero nemico della cultura è la noia.
Quel tedio senza rimedio, quell'uggia esistenziale che abbraccia ogni essere mortale,
più o meno consapevole del suo certo limite temporale.

In tempi che cambiano con velocità e spesso nell'incertezza,
la noia non è più un’alleata di destrezza
capace di spingere le menti più irrequiete
in una ricerca senza requie nelle voragini dell’animo umano.
La noia è ormai inconsapevole cifra di ognuno, dal finto dotto allo pseudo villano,
che conduce chicchessia a non percorrere nessuna via,
a stancarsi ancor prima di avviarsi,
al pensare non valga neppure la pena tentare,
al non scegliere niente, non per chissà quale prigionia
di un dubbio qualsiasi esso sia,
bensì per una sinistra combinazione che placa ogni intenzione
e lascia lievitare una vorace abulia.

giovedì 7 giugno 2018

Il regno dell’improvvisazione

By Di Natale

Si è creato un regno basato sull’improvvisazione  - che non ha nulla di poetico ma insidia bene il patetico – e no, non basterà una sola generazione a smaltire le cattive abitudini voracemente assimilate, scarsamente valutate ma che a caro prezzo verranno da tutti scontate.

Un’oligarchia dell’idiozia, una nuova clownesca aristocrazia, composta da lestofanti,
tanto lesti nel dire e poco fanti nell’agire,
miseri nei modi e arroganti nei toni,
poveri nell’idea,
questa stessa non più vittima ma rea,
dell’aver sperato di far proseliti nelle menti delle genti,
nei cuori e negli intenti di chi, dopo urla e fendenti,
dalle piazze plaudenti
infine allo scranno dei potenti,
è finalmente salito, non più bove imbestialito ma adagiato in un bel vestito.

venerdì 23 febbraio 2018

Un boato nell'etere

By René Maltête 
Troppe bocche piene di parole, troppe poche teste piene di pensieri.

Che viene da chiedersi se mai ci sia stato un momento beato di un unico popolo in un fulgido stato.
Di un’idea di bellezza che trovasse concretezza nelle menti delle genti, nei gesti e negli intenti.

Una civiltà fiduciosa nei sapienti, premurosa verso gli indigenti, invisa ai laidi potenti.
E invece si assiste silenti a un prolifico germinare di un crescente odio sociale, di brutture perpetrate, conquiste antiche calpestate.

Si riduce tutto a un boato, nell’infinito etere riversato, dove vince l’ingiuria, la calunnia e la paura per nuovi voragini di bassezza dove regna beffarda la nefandezza.

lunedì 27 novembre 2017

Il cimitero delle parole

By Elliott Erwitt
Il sinistro connubio tra ignoranza e arroganza genera mostri famelici, fin troppo prolifici, che non bastan le luci del mattino per augurarne il declino.

Figure per niente infernali ma comunque letali che compiono misfatti quotidiani e crimini brutali dando vita a persistenti scempi linguistici, abomini sintattici, deliri stilistici.

In un proliferare di anglicismi, regionalismi, neologismi, mai realmente capiti, sempre più mal gestiti, volutamente forzati, quasi sempre stonati.

La grammatica è dimenticata, l’ortografia – questa sconosciuta – ripudiata, la lingua tutta insultata.