By, Richard Kalvar |
Se non si ha la magia il fatto di desiderarla non cambierà
le cose.
Basterebbe assimilare questo concetto per disfarsi dell’affanno e porre rimedio al danno che comporta l’incessante ricerca di una definizione calzante.
Che il definire non è altro che l’eterno patire, un lento svanire, uno sgretolato soffrire.
E questo fare rende anche lo stesso concetto di libertà un’allucinazione, quando non un ingiusto privilegio.
Bisognerebbe smettere, tutti quanti, con uno stacco netto, preciso e diretto di nascondersi dietro a un dietro.
Che se si è fatto, detto o anche solo pensato in un certo modo, un motivo, decisamente nocivo, c’è.
Basterebbe assimilare questo concetto per disfarsi dell’affanno e porre rimedio al danno che comporta l’incessante ricerca di una definizione calzante.
Che il definire non è altro che l’eterno patire, un lento svanire, uno sgretolato soffrire.
E questo fare rende anche lo stesso concetto di libertà un’allucinazione, quando non un ingiusto privilegio.
Bisognerebbe smettere, tutti quanti, con uno stacco netto, preciso e diretto di nascondersi dietro a un dietro.
Che se si è fatto, detto o anche solo pensato in un certo modo, un motivo, decisamente nocivo, c’è.
Questo spingerebbe verso una crescita, non tanto intellettuale, per quanto
sarebbe ideale, bensì culturale della società tutta.
Cultura intesa come coscienza, dunque esperienza e infine luminescenza.
Sino ad arrivare, senza alcun goffo incespicare, al desiderio finalmente espresso e mai più represso, in ogni individuo, di cercare l’impenetrabile al di là di ogni muto timore, anche nell’inesplicabile.
Cultura intesa come coscienza, dunque esperienza e infine luminescenza.
Sino ad arrivare, senza alcun goffo incespicare, al desiderio finalmente espresso e mai più represso, in ogni individuo, di cercare l’impenetrabile al di là di ogni muto timore, anche nell’inesplicabile.
EtienneKuntz
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